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UNCZA ha compiuto sessant’anni, un traguardo più che raguardevole per un’associazione di cacciatori a prevalente finalità culturale. Abbiamo festeggiato questo grande evento in maniera solenne, come si conviene a tutti i compleanni importanti, durante i lavori della 58° Assemblea Nazionale a Caprino Veronese.

È stato un momento di gioia vissuta fra amici e familiari, fra soci giovani e soci più anziani. Con i normali e nostalgici ricordi del passato per gli uni e la voglia di nuovo degli altri: per tutti la felicità del sentire l’appartenenza a valori comuni e condivisi. UNCZA nasce in un lontano 21 giugno 1964 a Trento per volontà di un drappello di visionari dirigenti di Federcaccia delle province alpine. Preoccupati di un mondo venatorio che dava segnali di cambiamenti che non sembravano promettere niente di positivo e che andavano arginati. Soprattutto per l’amata area alpina. Anche agli occhi degli osservatori meno acuti, era visibile la modificazione del paesaggio in atto, connessa ad un calo di presenza di specie iconiche della montagna come l’avifauna alpina.

Nei decenni a seguire, nonostante la lungimiranza di questi appassionati, spesso affiancati nelle loro argomentazioni anche dalla voce di scienziati e uomini di cultura, tra tutti ricordo tra i primi l’amico Franco Perco e per gli altri un altro nostro grande amico Mario Rigoni Stern, la situazione ambientale non è migliorata. Una legittima voglia di benessere economico aveva portato tanti montanari nelle fabbriche metropolitane di fondovalle e tanti cittadini a vivere la montagna con la facilità di un turismo al quale la stessa ha dovuto pagare tributi consistenti in termine di perdita di naturalità. Sono invece migliorate, per la verità, le cose nel campo della gestione faunistica, dove gli appelli di UNCZA che parlavano di cose allora strane come censimenti, prelievo sostenibile, controlli di gestione, ecc. venivano timidamente tradotti in norme amministrative ed in consuetudini comportamentali. Oggi le cose sono radicalmente cambiate, per tanti aspetti in meglio, ma nuove e più pericolose minacce si affacciano sul palcoscenico della gestione degli animali selvatici e sul nostro essere cacciatori alpini.

Le grosse sfide della modernità, a partire dalle consistenti modificazioni climaticoambientali in atto anche sull’arco alpino e dalla conquista dello stesso da parte dei grandi carnivori, presenti ormai in numero problematico. E soprattutto il tema della demotivazione sociale della figura del cacciatore che ha portato il numero dei nembrotti italiani dal milione e mezzo degli anni della fondazione di UNCZA, ai meno di cinquecentomila attuali. Tra l’altro, aspetto che segna ancor più il nostro futuro, l’età media dei cacciatori del nostro Paese è oltre i sessant’anni. Di fronte a queste nuove sfide che si intrecciano con la nostra passione, UNCZA vuole essere sempre, come per il passato, un importante punto di riferimento per tutti coloro che a vario titolo si confrontano con i temi della gestione faunistico ambientale.

Per i cacciatori, anche quelli di montagna, che a primo approccio sembrano esenti da contaminazioni di “modernismo” ed ancora ancorati ad un’etica dei valori rurali, il compito principale è quello di saper dialogare con la gente per trasmettere, non tanto la passione che abbiamo (che sarebbe difficile, anche se a noi non sembra) ma l’importanza della nostra presenza in montagna, sia dal punto di vista della gestione faunistica che di quella ambientale.

Sandro Flaim