​Ricordiamo il grande amico di UNCZA Franco Perco

Franco PercoNei primi giorni di aprile ci ha lasciato Franco Perco, il grande amico di UNCZA, all’età di 83 anni. Era nato a Trieste. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Naturali, appassionato di musica classica e di Teatro d’Opera, è stato uno dei massimi esperti italiani di ungulati. Uno dei primi tecnici ad occuparsi, in Italia, di gestione faunistica e se ne è sempre occupato in maniera innovativa, sicuramente il primo che ha affrontato i problemi sociali e culturali di questa disciplina. Nella sua lunga e prestigiosa carriera è stato consulente di Enti Pubblici, Aziende Faunistiche, Aree Protette, lavorando soprattutto nel campo della comunicazione faunistica, della conservazione ambientale e della progettazione e gestione venatoria. Dai tanti amici e cacciatori ricordato poi con nostalgia come insegnante coinvolgente e come ammaliante conferenziere.

E’ stato socio fondatore del WWF del Friuli Venezia Giulia, Membro del Consiglio Internazionale della Caccia. Per quattordici anni è stato Direttore dell’Osservatorio Faunistico di Pordenone e per sei anni del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. E’ stato socio fondatore e Presidente dell’”Associazione Italiana per la Gestione Faunistica” e dell’Associazione “RIVA” (Rinascita venatoria ambientale). La sua lunga collaborazione con UNCZA data ancora ai primi anni ’80, con la quale ha avuto nel tempo un rapporto costante di consulente scientifico, intensificatosi negli ultimi decenni, dove ha coordinato per diversi anni la “Commissione Tecnica Ungulati” e soprattutto ha curato l’impostazione scientifica dei convegni delle Assemblee annuali. Significativa la sua collaborazione editoriale con l’Associazione dei cacciatori alpini, con numerosi articoli sulla rivista “Caccia Alpina” e con la produzione di vari testi scientifici.

Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e monografie sugli ungulati e sulla conservazione e la gestione della fauna selvatica. Con il suo famoso volume “Il capriolo”, uscito nel 1979 e ristampato nel 2014 affiancato dal testo di aggiornamento “Il capriolo. L’amico ritrovato”, ha evidenziato, per primo in Italia, le connessioni profonde fra la caccia e la gestione faunistica. Mentre nel bellissimo e simpatico, ma profondo libro “Andare in natura” ha messo in luce i sottili e pericolosi rapporti che intercorrono fra fruizione della Natura e sua conservazione. Tra gli altri suoi testi da ricordare poi “Parlando di gestione, conservazione e anche di caccia …”.

(aprile 2022)

Ciao Franco

Franco ci ha lasciato, se ne è andato un personaggio, un grande uomo. E’ stato il faro di tutto il mondo della caccia e dei cacciatori alpini di UNCZA in particolare. Io ho perso un caro amico.

Ho iniziato ad andare a caccia nei primissimi anni ’70 e fin da allora dedicandomi alla sola caccia agli ungulati; si cacciava allora in Trentino esclusivamente il capriolo e, per quelli che avevano la fortuna di risiedere in alta montagna come me, il camoscio. Si andava a caccia con tanto entusiasmo, poca attrezzatura e ascoltando rigorosamente “i veci” e stando attenti alle loro esperienze che ti passavano “calate dall’alto”; esperienze che provenivano però in gran parte dalle cacce con il cane da seguita.

Ma già da quei primi anni di caccia, all’ombra dei consigli dei vecchi cacciatori, tra noi giovani apprendisti della caccia al capriolo ci si rendeva conto, nelle nostre discussioni, che forse sarebbe stato importante conoscerli meglio questi animali… almeno per cacciali con più successo. E proprio in quegli anni usciva un testo incredibile, che spiegava tutto sul capriolo, in maniera diversa rispetto al solito, con novità sull’argomento che ci lasciavano allibiti.

Un libro appassionante, dai contenuti sbalorditivi, e poi bello perché ricco di meravigliosi disegni, alcuni rigorosamente didascalici e altri dei veri e propri dipinti di grande levatura artistica. Averlo o non averlo il “capriolo del Perco”, come era comunemente chiamato, o anche più semplicemente il “libro del Perco”, cambiava immediatamente l’autorevolezza nella discussione fra gli amici. “L’ho letto sul libro del Perco” oppure “il libro del Perco però dice …” era dirimente in ogni frangente. Era un qualche cosa scritto su quella che si considerava la “Bibbia” sulla caccia al capriolo.

Poi circa un decennio dopo, per questioni di lavoro legate al mio incarico di direttore del Parco Naturale Adamello Brenta, ho avuto l’onore di conoscere questo “solone della materia”, quello che per tutti era un luminare della gestione venatoria.

Mi invitò a casa sua, a Sgonico. Arrivai con timore e riverenza per parlare con una persona di così grandi conoscenze in materia. Ed in effetti potei subito constatare che la fama di grande cultore dell’argomento non era usurpata, ma non mi ero preparato a trovarmi di fronte una persona estremamente “alla mano”, con una gentilezza innata, che mi ha fatto subito sentire a mio agio, forse complice la nostra comune genetica asburgica; come se fossi andato a trovare un vecchio commilitone.

Da quel giorno siamo diventati amici e ci siamo sempre ritrovati in sintonia sia sul piano professionale che sul quello umano. Da quel giorno in poi ho imparato molto da Franco Perco, soprattutto, e gliene sarò sempre grato, mi ha insegnato a cercare di leggere e di decifrare il meccanismo principale che sta alla base della gestione faunistica: a capire cioè che il problema fondamentale non è gestire la fauna, ma gestire l’uomo, cacciatore e non; che è lui da comprendere prima di comprendere la fauna selvatica. Mi ha insegnato che solo passando attraverso le norme dell’etica avremo avuto successo nel nostro impegno di gestori; che solo stabilendo empatia fra l’uomo ed il mondo animale potremo finalmente evolvere tutti: da predatori a coscienti consumatori.

E qui non più l’uomo-cacciatore, ma l’uomo in senso ampio, l’uomo metropolitano della società consumistica occidentale, l’uomo di cui Perco ha parlato ampiamente nel suo libro “Andare in Natura”, che non conosce più i concetti di rurale, selvatico, silenzioso, misterioso, ma che annega il suo perbenismo in una cultura disneyana a buon prezzo. Questo il suo lascito più importante.

Franco Perco è stato il nostro “sociologo venatorio”, il pontiere fra il mondo dei cacciatori e la Società. Grazie Franco, non ti dimenticheremo.

 

Sandro Flaim