MARIO RIGONI STERN
Centenario dalla nascita (1921-2021)
(Rodolfo Grassi, Asiago (VI) 2018)
La caccia in Zona Alpi è una attività particolare e, allora aveva necessità di particolari leggi; non era una cosa di tutti e per tutti; non era questione di censo come nel Medioevo, né di chi risiede in quota, o di gambe. Ecco: in primo luogo veniva la selvaggina da proteggere e, in certi casi, da salvare.
Fu difficile la partenza. Ci furono contrasti tra leggi vecchie e nuove, tra legislatori, interpretazioni; con Associazioni contrapposte. Non tutti si rendevano conto che la società stava cambiando; anche le società animali, perché cambiava l’ambiente ….
(da “Caccia Alpina” Mario Rigoni Stern 2007)
Forse perché lassù, una mattina con il sorgere del sole abbiamo sentito salire il canto delle coturnici; o in una giornata grigia di novembre abbiamo visto le pazze corse dei camosci in amore; o perché con il fiorire del larice abbiamo ascoltato il canto dell’urogallo.
O forse perché quando eravamo bambini un vecchio una mattina avanti l’alba ci ha chiamato per seguirlo; o perché attaccati al pelo di un segugio abbiamo mosso i nostri primi passi.
Forse per tutto questo i cacciatori hanno reintrodotto sulle Alpi animali che stavano per scomparire, creato zone di protezione prima dei “protezionisti” dove camosci, caprioli e cervi hanno potuto espandersi per altre montagne…
A causa del referendum sulla caccia forse per alcuni dei nostri cacciatori alpini la prossima potrebbe essere l’ultima stagione; forse nel 1981 appenderemo il fucile al chiodo…
Ma perché siamo cacciatori di montagna, ecco ancora un perché, sapremo aspettare quel giorno d’autunno quando ci diranno: Ci siamo sbagliati, cacciatori. Andate pure.
(da “Perché cacciatori di montagna” Mario Rigoni Stern 1980)
Questa, in definitiva, è l’idea che si può avere dopo aver partecipato all’assemblea che in Val di Fassa hanno tenuto i cacciatori della “Zona Alpi”; e anche gli anticaccia o i protezionisti a oltranza, alla fine del convegno, a parte l’ospitalità e l’ambiente, avrebbero con piacere ridimensionato la loro posizione. .....
Per gli ungulati il problema è una corretta gestione perché pure in un territorio alquanto degradato, se si opera con conoscenza, è possibile cacciare e conservare migliorando le qualità dei selvatici. E anche del cacciatore, che deve cambiare mentalità, e crescere in educazione, istruzione e conoscenza della selvaggina; che deve essere cacciatore tutto l’anno e non solo all’atto di sparare; ossia deve finanziare la sua passione, curare il territorio e farlo rendere al suo giusto, sì che questo diventi un parco dinamico al servizio dell’uomo.
(da “Camosci salvati a colpi di fucile” Mario Rigoni Stern, ”La stampa” 27 luglio 1982)
Come vivono nella memoria gli amici e i compagni di quelle cacce d’antan, quando era sufficiente un gesto per comunicare affetto, una parola per esprimere quello che in altri momenti sarebbero stati lunghi discorsi. Ma chi di noi, quaranta o cinquant’anni fa, avrebbe supposto che anche questo nostro mondo venatorio si sarebbe evoluto così in fretta? Eppure...
Eppure la caccia povera e romantica, dove solo l’innata passione era motore per affrontare disagi e, a volte, vera sofferenza, è quella che ha dato avvio alla caccia moderna, che se non e più sofferenza e certamente spinta di conoscenza e amore verso la natura…
(da “Pensieri estemporanei di un cacciatore con la barba bianca” Mario Rigoni Stern 1990)
Cacciatori camminatori silenziosi: Approfondisci
(da “Caccia Alpina” Mario Rigoni Stern 2007)
Da quando Mario Rigoni Stern nel 2007 ce l’ha regalata, questa preziosa definizione dei cacciatori alpini che è ormai entrata nell’uso comune: “cacciatori camminatori silenziosi”; in tre parole l’essenza stessa del nostro essere. È infatti il silenzio che ci distingue: ovviamente il silenzio dell’appostamento, necessario per non spaventare la preda, ma anche il silenzio per assorbire la natura che ci circonda, quale disintossicante dalla vita metropolitana che conduciamo, ma anche un momento di silenzio assoluto, importante, che, senza quella seduta in altana forse la nostra fretta quotidiana non ci permetterebbe di ritagliarci, per sentire noi stessi, per sentirci dentro, per meditare: su noi stessi, sulla nostra vita. Dobbiamo sfruttare al massimo questi preziosi momenti di silenzio che ci è dato la fortuna di vivere, dobbiamo saper leggere il silenzio come ci ricorda Paolo Rumiz in una sua opera.
Poi camminatori, ci ricorda Mario; un atto, il camminare per andare a caccia in montagna, che di per se ci riporta con i ricordi ai tempi andati, al ricordo di una montagna con meno strade e con meno mezzi di locomozione. Ci riporta al problema vero della caccia attuale, quello di riuscire a mantenere il fascino e l’etica del passato, combinandoli con la modernità del nuovo ruolo gestionale del cacciatore alpino. Ma il camminare in montagna inteso anche come metafora della vita, dove, come per arrivare alla cima servono impegno e fatica che rendono però l’arrivo più gratificante, anche nella vita e spesso servono sacrificio e perseveranza e convinzione per costruire un’esistenza di valori. (S.F.)
Alla ricerca di una liberà perduta: Approfondisci
(da “Il cacciatore ambientalista. Il profilo etico del cacciatore moderno” Mario Rigoni Stern, Comano Terme 2007)
Si può aumentare la cultura dei cacciatori? Approfondisci
(Rodolfo Grassi, Asiago (VI) 2018)